Riavvicinarci alla natura e ad una certa dose di disagio può renderci più creativi, sani e felici. Scopri perché.
Prima dell’articolo “Troppo comodi per essere felici?”, leggi qui ⤵️
Disclaimer: in ciò che scrivo e nel mio lavoro mi rivolgo prevalentemente alle donne, ma non solo. Scrivo al femminile perché, per ora, non mi piace riempire il testo di asterischi o simboli vari e sono certa che gli uomini capiranno. D’altronde fino ad oggi abbiamo letto sempre tutto al maschile senza prendercela, perciò siamo sicure che anche voi potete fare lo stesso.😉
Siamo comodi… o troppo comodi?
Siamo sempre a nostro agio: le nostre case hanno condizionatori per evitare il caldo, pavimenti riscaldati che ci evitano il fastidio di sentire il freddo sotto i piedi, abbiamo letti comodi e cuscini “memory foam”, nelle nostre automobili abbiamo sedili e volante riscaldati, telecamere che ci evitano di voltarci all’indietro.
Abbiamo il wifi, la tv, la casa domotica, una scelta infinita di film e serie con cui intrattenerci, supermercati carichi di ogni sorta di genere di conforto, abbiamo vite sedentarie, lavoriamo -solo con la mente- seduti davanti a uno schermo e facciamo ginnastica (se la facciamo) all’interno di palestre confortevoli con video, musica e bibite energetiche.
Non siamo mai a disagio fisicamente, e questo sembrerebbe un bene.
Ma siamo sicuri che sia così?
Il comfort è importante
Nella storia dell’evoluzione umana, abbiamo sempre ricercato un certo comfort perché allora poteva costituire la differenza tra la vita e la morte, tra la sopravvivenza della nostra progenie e l’estinzione del nostro DNA.
Ma dopo aver trovato un rifugio, del cibo, un riparo, l’uomo si è sempre rimesso in cammino: la sua vita era attiva (anche faticosa, diciamolo) e i rischi erano all’ordine del giorno.
Questa fatica e l’ingegno necessario a non soccombere ci hanno resi forti e creativi.
Come è naturale, abbiamo progressivamente cercato di creare delle condizioni dove la nostra vita non fosse più messa ogni giorno a repentaglio e dove tutta quella fatica non fosse più necessaria. Ma…
L’essere umano calca le sue orme su questo pianeta da circa 2,5 milioni di anni e, in quasi tutto questo tempo, la vita è stata caratterizzata da pericoli, disagio e fatica.
È solo da meno di 100 anni che le nostre vite sono diventate la fiera delle comodità!
Il nostro cervello però si evolve in modo molto più lento rispetto al progresso tecnologico. Come funzionamento infatti siamo ancora molto simili ai primi homo sapiens, con la differenza che ci siamo trovati catapultati in un contesto dove tutto ciò che ci ha resi forti e creativi non esiste più.
Questo, a quanto pare, ci ha fatto perdere qualcosa di importante.
Cosa abbiamo perso
Ecco cosa dice al riguardo Michael Easter, autore del libro “Troppo comodi” alla cui lettura mi sono dedicata quest’estate:
“Ci mancano gli sforzi fisici, come il fatto di dover lavorare sodo per procurarci i mezzi di sussistenza. Abbiamo a disposizione troppi modi per intorpidirci, come il comfort food, le sigarette, l’alcool, le pillole, gli smartphone e la tv.
Ci siamo distaccati da ciò che ci fa sentire felici e vivi, come i legami, l’immersione nel mondo naturale, gli sforzi fisici e la perseveranza.”
Lo slittamento del comfort
Tutta questa comodità ha portato al fenomeno dello slittamento del comfort, che ci rende sempre meno soddisfatti e tolleranti nei confronti della stessa cosa. Io stessa mi rendo conto che quando il cellulare “non prende” a casa (e succede piuttosto spesso ahimè) per un attimo mi irrito come fosse un problema grave. Eppure solo 20 anni fa eravamo spesso in giro come dei rabdomanti a “cercare campo” per poter fare una telefonata, senza parlare del fatto che 40 anni fa questa comodità non esisteva nemmeno.
Insomma, ogni progresso riduce la nostra sopportazione del disagio, perché cambia la nostra percezione di ciò che è accettabile e cosa non lo è.
Ma se il confort di oggi è destinato a diventare il disagio di domani, siamo destinati a diventare sempre più dei mollaccioni incapaci di sopportare il più piccolo inconveniente e affrontare le minime reali difficoltà?
Dobbiamo forse rinunciare al riscaldamento e al telecomando e tornare a una vita spartana?
Non è necessario fare scelte estreme, ma inserire piccoli cambiamenti
Per non perdere queste nostre importanti facoltà sembra che un parziale ritorno alla natura sia l’unica e indispensabile via da percorrere. Ma è possibile trovare un modo di farlo che sia compatibile con le nostre vite attuali?
Già in questo articolo ti ho parlato dell’importanza di resistere al continuo canto delle sirene del nostro smartphone, con le sue notifiche e gli stimoli continui che vengono dai social. Questo perché ritrovare la capacità di annoiarci può restituirci una creatività che è difficile far emergere quando sottoponiamo la nostra mente a continui stimoli.
Ma i benefici di un parziale ritorno alla natura sembrano essere molto più grandi: miglioramento della salute, longevità, miglioramento delle prestazioni fisiche e mentali, miglioramento dello stato emozionale e delle relazioni interpersonali. Non fa venire anche a te la voglia di esplorare questa possibilità?
Ma come farlo?
Nel libro, Easter ci suggerisce alcune possibilità per riconquistare la nostra parte selvaggia, felice e in salute. Te ne presento 3.
- il “bagno di foresta”
- 20 minuti, 5 ore, 3 giorni
- il misogi
E te le descrivo, nei paragrafi a seguire.
Il “bagno di foresta”
Si tratta di una semplice immersione in natura, con contemplazione della stessa (te ne ho parlato anche in uno dei miei post di settembre).
20 minuti, 5 ore, 3 giorni
La ricercatrice Rachel Hopman, nativa digitale che ha deciso di studiare la “quantità di natura” e la frequenza che può risultare benefica per la nostra salute, per le nostre performance lavorative e la nostra creatività, ha condiviso queste scoperte:
20 minuti
- 20 minuti di passeggiata al parco cittadino, o in un giardino o in un qualsiasi spazio verde o contesto semi-naturale, determinano nel nostro cervello profondi cambiamenti, rendendo la nostra mente più calma e ricettiva, creativa e produttiva. Possiamo anche solo passare accanto a degli alberi andando al bar, ma se li osserviamo ecco che l’effetto è assicurato.
- Se ripetiamo i 20 minuti per tre volte alla settimana, ecco che arrivano ulteriori benefici, tra cui l’abbassamento del cortisolo, l’ormone dello stress.
- Attenzione! se in quei 20 minuti si utilizza il cellulare, i benefici vengono annullati!
5 ore al mese
Questa è la quantità di tempo (non consecutivo) che è stata identificata nello studio della Hopman come necessaria e sufficiente per amplificare i benefici. Questo sarebbe il tempo da passare in una dimensione “semi selvaggia” per sentirsi ulteriormente rilassati e rigenerati.
3 giorni
Se poi vogliamo farci un regalo davvero inestimabile, possiamo progettare 3 giorni in un luogo selvaggio, caratterizzato dall’assenza della rete mobile, la presenza di animali selvatici, la mancanza di servizi igienici e lontano dagli altri esseri umani. “L’effetto dei tre giorni”, si chiama proprio così, ci offre i benefici psicofisici di un ritiro di meditazione e permangono anche dopo essere tornati alla propria normalità
Il misogi
Questo è per chi è fortemente motivato. Consiste nell’individuare un’impresa fisica – bizzarra, creativa e inconsueta– che abbia meno del 50% di probabilità di essere da te realizzata, e iniziare a prepararsi per poterla compiere. Unica regola: non morire.
Come la penso, in conclusione
Sembra proprio che i contesti che abbiamo creato in cui vivere, le città, il cemento, le strade, il traffico, gli uffici, gli appartamenti, gli ambienti squadrati, l’illuminazione artificiale e la tecnologia mettano il nostro cervello altamente sotto pressione e gli facciano produrre una quantità di onde Beta veloci (quelle del cervello stressato) mai raggiunta prima d’ora nella storia. Il fatto di non stancarci mai davvero dal punto di vista fisico aggrava questo squilibrio.
Sembra però che la natura con le sue forme, i suoi frattali, i suoi colori e odori, le sue geometrie, i suoi movimenti costituisca un’informazione benefica sia a livello mentale che somatico che ci riporta “a casa”, a un benessere che ripristina tutte le nostre facoltà.
È perciò un investimento ad alto rendimento su sé stessi che forse vale la pena di fare.
Riuscirà questo a far sì che le diamo un po’ più di spazio nelle nostre vite frenetiche e distratte?
Fammi sapere nei commenti cosa ne pensi.
Ascolta te stessa: se senti il bisogno di metterti scomoda, lasciare che la natura ti rigeneri, per ritrovare la tua essenza, non esitare a contattarmi. Creeremo il tuo percorso trasformativo, per ridare luce alle tue caratteristiche e alla tua unicità.
Sono Gina Abate, Coach, Mentore e Formatrice.
Ti aiuto a riallinearti con te stessa per far emergere la chiarezza, il coraggio e l’energia necessari per realizzare i tuoi desideri e progetti. Con amorevolezza verso di te e con una ritrovata Leggerezza.
Parlo di questo e di altri temi di crescita ed efficacia personale nella mia Newsletter mensile.