Il tempo per noi stesse è importante, anche per gli altri.
Oggi vorrei parlarti di uno dei temi che sento ricorrere maggiormente tra le mie clienti, tra le mie amiche e colleghe, tra le amiche professioniste della Rete al Femminile, tra la maggior parte delle donne che lavorano, che hanno famiglia e spesso dei figli e sono donne che vogliono crescere dal punto di vista sia personale che professionale: è la stanchezza e la mancanza di tempo per sé – che sono, a mio avviso, strettamente collegate.
Prendersi del tempo è sempre stato difficile, per le donne
E ora con smart working che proprio smart non è, didattica a distanza, attività sportive soppresse e neanche un ristorante o un teatro dove passare una serata rigenerante, il problema si è acuito in modo esponenziale.
Ma se la difficoltà è oggettiva, c’è sempre qualcosa che possiamo fare a livello soggettivo per ridare priorità a qualcosa che consideriamo un “lusso”: un po’ di tempo per noi.
E l’inizio è sempre un cambiamento nel nostro modo di vedere le cose.
Se prenderci del tempo per noi non fosse un lusso, ma una priorità?
Se invece il lusso che non possiamo permetterci fosse quello di trascurare il nostro bisogno di staccare, rigenerarci, divertirci?
Una delle cose che mi ha sempre tenuta in piedi anche nei momenti più sfidanti della mia vita è stata una sorta di sano “egoismo” che mi ha sempre permesso di non perdere di vista ciò che per me è vitale (nel senso che aggiunge vita alle mie giornate): trovare il tempo per fare ciò che amo.
Noi donne cresciamo con l’idea che il nostro ruolo è di esserci per gli altri, prima.
Da bambine vediamo le mamme fare i salti mortali, sacrificarsi, gestire con successo mille ruoli contemporaneamente e introiettiamo quei modelli.
Perciò non è stato facile nemmeno per me vincere quell’idea strisciante che ti fa credere che gli altri ti giudicheranno se dici di no, o che il mondo crollerà se non sei sempre a disposizione di chi ha bisogno di te.
Ma forse proprio per la mia storia (che ti rimando qui) ho iniziato a credere che pensare a me stessa “prima” (non soltanto, ma prima) fosse indispensabile non solo alla mia felicità, ma alla mia sopravvivenza.
Capita a tutte di vivere con quel senso di colpa
Proprio oggi, in una sessione individuale con una meravigliosa nuova cliente, il tema è emerso di nuovo. Raccontava di una pressione esagerata da parte dell’azienda per cui lavora, della totale mancanza di tempo per sè e del dispiacere (se non addirittura senso di colpa) per aver ritardato un giorno nell’andare a prendere la figlia, che così aveva cenato dallo zio anziché con lei.
Il suo racconto mi ha richiamato alla memoria un episodio di quando ero bambina, che l’ha aiutata a cambiare la percezione riguardo a quell’evento.
Ti racconto quello che era successo a me
Ero in prima media e praticavo atletica leggera, e nei 60 metri piani ero quasi imbattibile.
Quel giorno eravamo andati con tutta la scuola al campo sportivo per le gare comunali. Ma pochi minuti prima della gara, che sapevo di poter vincere, succede qualcosa: in segreteria si rendono conto che io ero un anno più giovane rispetto alle mie compagne di classe e delle classi parallele, pertanto mi sento convocare lì con la mia insegnante e mi dicono che purtroppo, a causa del regolamento, non avrei potuto partecipare se non con “le più piccole”.
Fui presa dalla delusione, dalla vergogna di dover correre con quelle delle elementari, dal disagio di gareggiare con delle sconosciute: così scoppiai a piangere e mi rifiutai di gareggiare. Ammetto di essere stata un po’ drammatica 😉 ma ai miei 10 anni evidentemente non sapevo fare di meglio.
Così la scuola avvertì mia mamma affinché mi venisse a prendere, ma lei stava lavorando e non poteva muoversi.
Oggi, come mamma a mia volta, immagino che si sia sentita in conflitto tra ciò che doveva fare e il desiderio di venir a consolarmi, in colpa forse, per non potersi assentare. Allora di certo non ci pensavo.
Fatto sta che mi venne a prendere mia zia, sua sorella più giovane, con il suo fidanzato ed un cucciolo di pastore tedesco di nome Lord, e mi portarono a fare una passeggiata sul Carso.
Fu una giornata speciale, e io ancora oggi la ricordo come una cosa stra-ordinaria (in quanto non era abituale), una piccola avventura che fu in grado di farmi dimenticare la delusione e riportarmi al mio naturale stato di gioia.
Ho fatto tesoro di quell’esperienza
Questo racconto ha permesso a Claudia di capire che quello che lei viveva come un “togliere qualcosa” a se stessa e alla bambina, poteva in realtà essere un grande dono alla figlia, un’esperienza che da grande magari avrebbe ricordato con piacere ed affetto, proprio perché insolita, diversa, inaspettata.
Quando ci sacrifichiamo per i figli, trasmettiamo loro il messaggio: sei importante, ti amo.
Ma quando sappiamo prenderci cura di noi trasmettiamo loro un messaggio altrettanto fondamentale: Io sono importante per me, io mi amo.
E questo autorizza loro a considerarsi importanti per se stessi, ad amare se stessi prima di tutto.
E non succede solo con i figli, ma con tutte le persone che amiamo.
Così facendo è come se autorizzassimo anche gli altri a fare lo stesso, li incoraggiassimo a riconoscere i propri bisogni e prendersene cura. È un po’ come in quel vecchio detto:
Se vuoi sfamare una persona non dargli del pesce: insegnale a pescare.
E ne parlava anche un certo uomo saggio vissuto circa duemila anni fa: ama il prossimo tuo come te stesso.
Se questo amore per noi stesse scarseggia, come potremo davvero amare qualcun altro di più?
Conosco donne “impeccabili” che si sacrificano per fare sempre ciò che ci si aspetta da loro, ma che poi si lamentano, criticano, giudicano e sono quasi sempre scontente e rancorose.
Si sono semplicemente dimenticate di amare e dare ascolto alla persona con cui devono trascorrere ogni istante della propria vita: se stesse.
Si può fare. Anzi, è uno dei rarissimi casi in cui utilizzo questo verbo: si “deve” fare 😉
Lo devi a te stessa, prima di tutto.
Quando impari ad amarti ti tratti come tratti le persone che ami: fai quello che puoi per renderle felici. E allo stesso modo per cui per te è una gioia esserci per gli altri, è importante esserci per te.
Perciò, trova il tempo per dedicarti a ciò che ami.
Quanto a me, ora, nonostante le molte cose che avrei da fare, e nonostante fuori ci sia un’umidità londinese, chiudo il computer, mi alzo dalla mia postazione e vado a fare una passeggiata lungomare.
Al mio ritorno sarò una persona un po’ migliore, e non sarò l’unica a beneficiarne.
Lasciami un commento: fammi sapere di te!
Gina
Commento di Ary:
A volte finisco nella centrifuga della lavatrice dei mille impegni, e mi perdo, mi dimentico di me. Poi ricordo le mie risorse: qualche video che mi ricorda come uscire dalla lavatrice, e inizio a stendere i panni, torno nel qui e ora e mi “risento”, ascolto i consigli di chi ha le tecniche giuste (Gina ad esempio) ed Allyson quando avete fatto diretta insieme su Insta. Ora ad esempio ho iniziato costantemente a praticare i 5 tibetani, canto quando posso e sto bene 😊 sono positiva (non al tampone) un bacio e grazie sempre.
È normale che succeda di perderci: quando entriamo in “modalità stress” (o centrifuga 😉 ) entriamo in una modalità automatica, di sopravvivenza, dove non siamo protagoniste della nostra vita ma siamo in reazione a ciò che accade. Da quello che scrivi si percepisce proprio che a un certo punto rallenti, torni in te, e lì decidi di mettere in pratica alcune delle tante cose che conosci e che ti fanno stare bene. Brava Ary!Un abbraccio
Ciao Gina, molto bella ed interessante la tua storia. Ricavare tempo per sé stessi vale anche per gli uomini e trovo che sia molto giusto. Ricavarsi degli spazi, dei momenti in cui ciascuno riesca a stare in pace e possa
ricaricarsi, facendo qualcosa di piacevole, aiuta poi ad affrontare le cose meglio e con più entusiasmo😊
Certo Livio, anche se in modi un po’ diversi, il bisogno di trovare tempo e spazio per sé stessi riguarda tutti, donne e uomini. Tu te ne dedichi? E cosa ami fare? Ma soprattutto, quali sono i benefici che puoi sentire sulla tua pelle?