La confusione annebbia le tue capacità? Ecco come tornare a vederci chiaro, ri-allineandoti al tuo normale flusso di vita.
Prima dell’articolo “Confusione. Come uscirne rientrando nel flusso della vita.“, leggi qui⤵️
Disclaimer: in ciò che scrivo e nel mio lavoro mi rivolgo prevalentemente alle donne, ma non solo. Scrivo al femminile perché, per ora, non mi piace riempire il testo di asterischi o simboli vari e sono certa che gli uomini capiranno. D’altronde fino ad oggi abbiamo letto sempre tutto al maschile senza prendercela, perciò siamo sicure che anche voi potete fare lo stesso.😉
SOS chiarezza cercasi
Potrei raccontare del “Metodo” del dottor Stutz.
Oppure raccontare qualcuna delle trasformazioni delle mie clienti nelle sessioni dell’ultima settimana…
E se invece condividessi qualcosa del seminario sull’Amore e le sue forme che ho appena frequentato?
O magari sarebbe più interessante se….
Quante volte mi trovo in questo vortice di confusione quando arriva il momento di scrivere. La mente rimbalza da una possibilità all’altra, nessuna delle quali sembra mai essere “quella giusta”.
D’altronde sul mio comodino i titoli dei libri in lettura – e rilettura- spaziano da “La Regola del non lamentarsi”, alla “Leadership essenziale”, a “Comprendere il cane”, “C’era una volta il bambino”, a “How to be loving”, fino al nuovissimo “Troppo comodi”, solo per citarne alcuni.
Solo nel campo della crescita personale ho talmente tante curiosità che spesso non so scegliere a cosa dedicarmi né cosa condividere (escludendo i cani 😉)
Sicura che il problema sia proprio questo?
Forse il punto non è la multipotenzialità o la sovrabbondanza di interessi.
Forse sono vittima anch’io del morbo che attacca la maggior parte delle persone quando si tratta di condividere il proprio lavoro creativo. E se senti che questo ti risuona, probabilmente te la passi come me.
Forse anche tu da qualche parte hai paura (che non interessi, che sia banale, che non sia la cosa giusta, che non venga bene, che non piaccia), cerchi la perfezione e, non trovandola da nessuna parte, ci giri intorno per ore, giorni, settimane, perdendo tempo, energia e brandelli di autostima.
Perché siamo così preoccupate quando si tratta di condividere il nostro lavoro creativo?
Probabilmente perché, pensando che venga “da noi”, tendiamo a identificarci con esso. Perciò se non viene bene, c’è qualcosa che non va in te, o in me. O almeno questa è la convinzione che si sviluppa in quel momento.
Lo spiega bene, in un Ted Talk dal titolo “Your elusive creative genius”, l’autrice del bestseller internazionale “Mangia, prega, ama”, Liz Gilbert.
La situazione dell’autrice è ulteriormente aggravata dal fatto che, dopo un successo del calibro del suo best seller, qualsiasi successiva creazione verrà sempre paragonata a quel libro, che difficilmente verrà eguagliato e trasformato in un fortunatissimo film con interpreti del calibro di Julia Roberts e Javier Bardem.
Non dev’essere facile continuare il proprio lavoro quando sai che il tuo maggiore successo è, quasi sicuramente, alle tue spalle: è uno di quei pensieri che potrebbe spingere chiunque a scegliere la via dell’alcolismo
Come alleggerirsi? Riconoscendo che non è tutta farina del tuo sacco
La Gilbert ricorda che, come pensavano gli antichi Greci e antichi Romani, il “tuo genio” non è di tua proprietà, ma è piuttosto una scintilla divina a cui, facendosi canale, permetti di operare attraverso di te.
Dovresti, in realtà, metterti da parte e permettere a quel genio di manifestarsi, se lo vorrà. Non puoi decidere se e quando accadrà, puoi solo essere pronta ad accoglierlo.
Fatti trovare pronta, allontana la confusione
E per farti trovare pronta, devi fare la tua parte: destinare il tempo, le energie, l’amore, il focus, l’intenzione. Fare il lavoro. Ricordando che il risultato non dipende mai interamente da te.
Questo ti mette anche al riparo da un eccesso di orgoglio quando fai un ottimo lavoro, e dalla possibile frustrazione, o peggio vergogna, quando il risultato non è poi così esaltante: la responsabilità è in gran parte del genio, giusto?
Non riguarda solo il lavoro creativo
Credo che questo principio si possa estendere ben oltre i lavori che richiedono di liberare la creatività. Credo che tu lo possa applicare tutte le volte che ti trovi in mezzo a una crisi, quando hai bisogno di chiarezza ma sei immersa nella confusione, quando non possiedi le risposte che cerchi, quando sei ferma a un bivio, quando sai ciò che non vuoi più ma non trovi le risorse per attuare quel cambiamento, o non riesci a vedere il come.
Non riguarda solo te
Ecco, anche in questo caso io credo che non tutto “sta a noi”. A volte è come se uscissimo dal flusso della vita e la guardassimo scorrere a fianco, senza sapere esattamente come sia accaduto né come rientrare.
È allora che credi di dover fare tutto tu.
E diventa una gran fatica.
A te sta solo una parte
No. A te sta solo una parte. A te sta prenderti cura di te stessa, prenderti cura delle cose per te importanti, e quel famoso “show up”: presentarti ogni giorno alla vita e alla tua opera, fare ciò che sai e che puoi.
A te sta cercare di non uscire da quel flusso e, quando ne esci, capire come rientrare e chiedere aiuto a quell’intelligenza esterna a te, molto più grande di te, affinché possa tornare a muoversi attraverso di te.
È come una danza, una collaborazione tra te e questa forza esterna
E a proposito di danza, la Gilbert ha fatto un esempio che porterò sempre con me e che voglio condividere con te.
Secoli fa, nei deserti dell’Africa settentrionale, i popoli usavano raccogliersi la sera per assistere a delle danze sacre, accompagnate dai musicisti che suonavano fino all’alba. I danzatori erano tutti professionisti ed erano straordinariamente bravi. A un certo punto, ogni tanto accadeva che qualcuno di questi danzatori vivesse una sorta di trasformazione e la loro danza diventava qualcosa di trascendente, come se una forza avesse il sopravvento e li sollevasse, li guidasse, li muovesse. Quando questo accadeva, il pubblico era come se riconoscesse quel che stava succedendo e iniziava ad acclamare “Allah! Allah” a significare che aveva visto il divino in quella danza.
Olè, Olè!
Quando i Mori hanno invaso la Spagna hanno portato questa usanza con loro, ma lì, a causa della lingua diversa, la pronuncia di quel Allah si è modificata, diventando “Olè, Olè!” con cui ancora oggi vengono incitati i danzatori e le danzatrici di flamenco quando fanno qualcosa di magnifico.
Olè potrebbe diventare quindi il tuo ancoraggio, una sorta di mantra, che ti ricorda l’esistenza di quella forza, quel flusso con il quale cerchi di riunificarti per poter esprimere, creativamente, il tuo potenziale.
Perciò, Olè a te, e Olè anche a me, per la determinazione, la passione, l’amore e il coraggio di fare, a volte bene, a volte meno bene, ma sempre come possiamo, la nostra parte.
Perché nel farlo, è possibile riuscire a ricongiungersi con quel magico, potente, divino flusso creativo della vita.
Sono Gina Abate, Coach, Mentore e Formatrice.
Ti aiuto a riallinearti con te stessa per far emergere la chiarezza, il coraggio e l’energia necessari per realizzare i tuoi desideri e progetti. Con amorevolezza verso di te e con una ritrovata Leggerezza.
Parlo di questo e di altri temi di crescita ed efficacia personale nella mia Newsletter mensile.
Grazie Gina per aver condiviso questo bellissimo Ted Talk, assieme ai tuoi pensieri, che “cascano proprio a fagiolo” nella mia vita condizionata dalla sindrome della pagina bianca.
Io non ho un grande successo letterario alle spalle, per cui non ho l’ansia di non essere capace a superarlo. Tuttavia, provo l’ansia di non essere in grado di produrre un’opera che possa interessare a qualcuno, scrivendo cose banali, il timore di non avere la creatività sufficiente per attrarre l’attenzione del mondo.
Ma da oggi in poi, parlerò anch’io ad un genio immaginario: io farò la mia parte, e lui, sperabilmente, la sua.
Mi hai restituito una gran serenità.
Felice di averti in qualche modo “alleggerita”. Ti auguro di iniziare una danza consapevole con il tuo genio.
Ecco, solo magari avverti tuo marito che se ti vede parlare con un essere invisibile che sta nell’angolo della stanza non deve preoccuparsi… fa parte del gioco.
Un abbraccio e… Olè Olè!