Ci sono stati molti momenti nella mia vita in cui portare avanti ciò in cui credevo e volevo realizzare è stato difficile. Forse sono stati addirittura di più di quelli “facili”.
Sai quando senti che c’è dell’altro, non riesci ad accontentarti perché sai che c’è qualcosa di te che non stai utilizzando, che stai andando a metà della tua vera potenza. Quando che c’è un progetto che ti chiama per nome -ma stenti a seguire con fiducia e pienamente quel richiamo. Quando delle tua capacità o inclinazioni si vogliono esprimere, ma c’è la realtà di tutti i giorni con cui devi fare i conti, fatta di risorse non illimitate- di energie, tempo, denaro.
Per non parlare delle tue paure, delle bugie che ti racconti per proteggerti, della stanchezza, dei molti ruoli di cui sei investita.
La tua anima brama l’avventura,
ma il mondo ti dice che è bene essere giudiziose, fare le cose “con la testa”, non correre rischi, non esporsi.
E finisci col dirtelo anche tu.
Più lavoro con le donne, oggi, e più ritrovo questa dualità:
una spinta alla grandezza, all’espressione totale di sé- e allo stesso tempo una forza che contiene, ridimensiona, a volte costringe, come uno di quei bustini che le donne indossavano nell’Ottocento per strizzarsi la vita e innalzare il seno, allo scopo di apparire più seducenti. Poco importa se a lungo andare l’assetto naturale dell’ossatura e degli organi interni si deformava, con gravi conseguenze sulla salute.
Ed è quasi come avessimo memorizzato che è più sicuro ed opportuno contenersi, adeguarsi, modificarsi in base alle richieste e ai dettami provenienti dall’esterno. Diventando noi stesse censori dei nostri sogni, e spesso di quelli altrui.
Così è stato anche per me: surfavo, tra l’essere mamma e voler dare a mia figlia tutto l’amore e il supporto che le serviva, dedicarle (dedicarci!) tempo di qualità, esserci per i miei affetti, esserci per me, per il mio compagno, gestire la casa, far la spesa, occuparmi del cane e allo stesso tempo lavorare, continuare a studiare, sperimentare, correggere la rotta e continuare ad alimentare quel sogno, quel desiderio. E magari in tutto questo non dimenticarmi di vivere e basta, di ridere, di divertirmi.
A volte le emozioni mi percuotevano e sconquassavano come una barca sbattuta dal mare in tempesta– mare che poi si rifaceva calmo- e mi permetteva di avanzare ancora.
A volte le persone attorno a me non erano di supporto: avevano le loro idee, i loro obiettivi, i loro bisogni e desideri – come è giusto che fosse. In effetti “essere di supporto” non era il loro compito- ma questo rendeva le cose ancora più complicate e ardue.
C’erano giorni in cui perdevo di vista il senso, la tentazione di rinunciare si insinuava serpeggiante, vestendosi di mille buone ragioni per farlo…ma poi mi ricordavo del “mio perché” e mi rimboccavo le maniche ancora una volta: mi scrollavo la sabbia di dosso e ripartivo.
A volte serve fermarsi, guardare l’orizzonte, aspettare la prossima onda, sapendo che gli alti e bassi sono normali, ma che non sono un motivo per fermarti.
E sai cosa ti dico?
Capita ancora, che non sia facile. Il mondo esterno non ha smesso con le sue richieste, né con gli ostacoli che ti butta tra i piedi.
Alcune scelte portano con sé il peso della solitudine (quante volte mi sono sentita sola!) a volte ci si sente prosciugate da attività minori e incombenze lavorative e familiari che la vita ci mette davanti ed è facile perdere il contatto con la visione più grande.
Sei tu che devi semplicemente comprendere che non è compito di nessun altro, se non tuo, quello di nutrire le tue passioni, seguire quella “ strada che per te ha un cuore”, trovare quello che ti fa sentire viva- e farlo.
So cosa vuol dire, quando ti dici che più di così non puoi fare.
So cosa significa, quando ti racconti che non puoi essere una brava madre, moglie o compagna, e una professionista di supersuccesso allo stesso tempo.
So come ci si sente quando tutte attorno a te sembrano così realizzate nella loro parte di mamme e mogli perfette, con i loro figli ubbidienti e bravi a scuola, con i capelli sempre in piega, le scarpe col tacco e la macchina lucente- mentre tu sembri spesso appena uscita dalla centrifuga 😉 e lotti con l’orologio per riuscire a fare tutto.
E se non sei madre- hai sicuramente delle colleghe impeccabili, che sembrano esistere solo per farti fare i conti con la finitezza della tua umanità.
So cosa provi, quando sei circondata da discorsi banali, da gossip, critiche e giudizi sul capo, sulla collega, sugli insegnanti o sui compagni di classe dei tuoi figli e quando tutto questo non ti corrisponde e non ti basta.
E so come ci si sente a chiedersi spesso: Forse dovrei togliermi questi “grilli” dalla testa? Perché non riesco ad avere una vita “normale”? Ma infondo non è così male se…
Ma se avanzare a volte è impegnativo, rinunciare avrebbe un costo ben più alto. E so che non è da egoiste voler continuare, è più da egoiste lasciar perdere.
Perché ognuna di noi ha un dono- e se lo tiene tutto per sé, se lo nasconde al resto del mondo, se tiene nascosta la perla nella conchiglia, priva il mondo di qualcosa di prezioso, e priva se stessa di quella che forse è la ragione più importante e profonda per cui è venuta al mondo: realizzare ciò che è.
Scoprire chi sei, scoprire i tuoi piccoli e grandi doni, e metterli al servizio della collettività.
E non importa se questo si esprime nel creare ranocchie di panno-lenci imbottite di quinoa, o contribuire alla progettazione di una città su Marte, allevare lombrichi, scoprire la cura per il cancro, scrivere romanzi o creare un’applicazione multimilionaria.
E’ la tua vita. E non è eterna.
Ti rappresenta? Parla della vera Te? Ne stai facendo quello che, veramente vuoi farne?
Trovare queste risposte è un bellissimo viaggio, e per farlo è importante trovare supporto reciproco, ispirazione, vicinanza. E serve un PIANO, che si realizzerà solo se supportato da AZIONI.
E’ così che la società si è evoluta. Ed è così che abbiamo sostenuto gli uomini nel creare i grandi (non sempre) risultati che hanno creato. Ma serve farlo anche per noi stesse.
Come coach, aiuto le persone a ritrovare la propria unicità e ad esprimerla concretamente, a creare un impatto positivo sulla propria vita e su più vasta scala; ad uscire dalla vita che , forse, stanno portando avanti in modo automatico
e viverne una vibrante, ricca, che li faccia sentire sui propri binari, pienamente vivi..
La maggior parte delle mie clienti sono donne- e sento più che mai la chiamata a fare la mia parte affinché nessuna di loro debba rinunciare ai propri sogni, progetti e desideri, debba più rinunciare a realizzare pienamente ciò che è.
E facendo questo, a mia volta realizzo ciò che io sono, ciò che ho dentro, che ha senso e valore per me, quello che sento di essere venuta a fare, e che mi appassiona follemente.
Perché la realizzazione personale non è un capriccio: è un bisogno (e se lo ha detto anche Maslow… 😉 )
Se sei donna e queste parole ti hanno mosso qualcosa dentro, contattami per un colloquio gratuito e vediamo in che modo, insieme, possiamo dare vita e forma ai tuoi desideri.
Se sei un uomo, ed hai letto fino qui, ti ringrazio di cuore, e ti chiedo di passare questo articolo, se vuoi, ad una donna a cui vuoi bene, ad una donna che ami e che non hai paura di veder sbocciare in tutta la sua grandezza. Aspetto anche lei.