Bloccata da un pensiero.
Succede anche a me.
E mi è successo proprio in questo periodo, di rimanere bloccata da un pensiero che non è di alcuna utilità. A volte può essere vivido e pressante, a volte- come nel mio caso- può aleggiare sullo sfondo, serpeggiante. Così, mentre sei impegnata sui mille fronti della quotidianità, quasi neanche ti accorgi che è lì e che ti blocca.
Eppure lo fa.
Sono presto tre mesi che non scrivo una Newsletter né un post nel mio Blog. Non è stata una scelta consapevole e serena. Piuttosto una parentesi caratterizzata dalla presenza di una vocina che, come la più insolente delle zanzare quando cerchi di dormire in una calda notte estiva, continuava a ronzarmi all’orecchio: “dovresti scrivere un post, dovresti mandare la Newsletter, è troppo tempo che non lo fai, a quest’ora dovresti averne scritti già tre”… bzzz…bzzz…bzzzz…. Eppure per mesi non è successo niente.
Perché?
Non ho avuto tempo? Ero a corto di argomenti? Ho cambiato idea? Niente di tutto questo.
Chiamiamolo effetto-nausea.
È quello stato d’animo che spesso mi prende quando apro il mio Instagram e sembra che siano tutti Coach, esperti, guru- che siano tutti “arrivati” e felici, che abbiano una formula magica per tutto, che abbiano i 4 passi per questo, i 9 scalini per quello e i 3 segreti che devi conoscere per…ogni cosa!
In quei momenti mi sembrano tutte più avanti di me- non professionalmente magari, su questo sono molto sicura e tranquilla – ma più “sul pezzo”. Sembrano (e spesso sono!) più a loro agio con la tecnologia, sembrano più abili nell’uso dello strumento e sembrano divertirsi nel restare al passo con gli ultimi ritrovati delle stories, dei video IGTV e tutto il resto- mentre io mi sento arrancare.
Davanti a questa overdose di stimoli, offerte, consigli, proposte, la mia reazione istintiva è ritirarmi come un paguro nella mia conchiglietta e non partecipare affatto, perché mi sembra una competizione, ed essendo la mia natura collaborativa e aggregante, quando sniffo odore di competizione tendo ad auto-eliminarmi. (Non una gran strategia, concordi?)
I pensieri che mi girano per la testa in quei momenti sono: “ma cos’altro ho da aggiungere io, a questo oceano di input, informazioni e suggerimenti? Cos’ho da aggiungere a questo coro di gente urlante, che si sbraccia per catturare la tua attenzione nei video e ha sicuramente la soluzione per te?”
E la risposta inconscia a questi pensieri è …freeeeze. Mi fingo morta aspettando che passi il supposto pericolo 😉
Ehi, ma aspetta un momento.
Questo è esattamente quello che mi riferiscono la maggior parte delle donne con cui lavoro, le partecipanti dei miei percorsi, le mie clienti in Coaching, le imprenditrici e professioniste che supporto in azienda, le donne che mi contattano e mi raccontano dove si sentono incastrate o limitate. È uno dei temi più comuni, una delle distorsioni più diffuse, una di quelle bugie che, se ripetute con la giusta intensità, assumono carattere di verità e ci fanno sabotare i nostri amati progetti.
Non sei abbastanza…
Abbastanza cosa, stavolta? abbastanza esperta, oppure giovane, o matura, o”arrivata”, conosciuta, sconosciuta, originale, bella, unica, sicura, divertente…cosa?! Ma quando la smetteremo con questo mantra? Oppure ancora “Sei troppo…” e anche qui una lunga sfilza di attributi con il solito effetto rallentante o paralizzante.
I social hanno amplificato l’umana sensazione che tutti siano meglio di noi.
Ma cadere in quella trappola realizza proprio quello che temiamo.
Ci fa restare indietro.
Ma non indietro alle altre o agli altri. Chissenefrega.
Indietro rispetto ai nostri progetti.
Non ci fa ottimizzare le energie impegnate ad arrivare fin qui.
Gli studi che abbiamo compiuto.
Il tempo dedicato.
I quattrini spesi per imparare quelle nuove abilità.
Le promesse che ci siamo fatte. Le comprensioni che abbiamo avuto.
Lo scopo che abbiamo compreso di avere.
I talenti che abbiamo ricevuto in dono e coltivato.
Non stiamo onorando la nostra Unicità, la nostra vita, non stiamo facendo la nostra parte, pienamente.
La competizione è solo nella mia testa. Ognuna fa quello che fa. Period.
Quindi TA-DAAA…!
Ecco i miei 4 passi per uscire concretamente dallo stato di blocco 😉
Questo è quello che ho fatto io e che anche tu puoi mettere in atto per abbassare la voce del critico/perfezionista interiore e ridistribuire l’energia bloccata alla parte di te che può realizzare le cose:
1) smetti di guardarti in giro allo scopo di paragonarti. Dedica uno slot di tempo alla settimana per trarre ispirazione dal lavoro altrui, poi chiudi tutto e occupati di quello che vuoi fare tu
(fatto!)
2) anziché cercare i tuoi “troppo” o “troppo poco” concentrati su tre caratteristiche tue che ti piacciono, che fanno parte della tua Unicità, punta su quelle e amplificale
(onestà: mi mostro come sono, con i miei successi e i miei punti deboli, senza paura; desiderio di contribuire: se sto in silenzio di certo non sarò utile a nessuno; allegria: tra una faccetta che sorride e un po’ di autoironia, eccomi qui a scrivere)
3) ricordati qual è il tuo perché, qual è lo scopo più grande, qual è il contributo che vuoi donare agli altri, quale beneficio ne potranno trarre. Uno, dieci o centomila non importa
(voglio aiutare le altre donne a superare i modelli mentali che le tengono a freno, e aiutarle a liberare e incanalare concretamente le loro capacità, in progetti che migliorano la loro vita e, perché no?, il mondo!)
4) fai subito una piccola azione concreta in quella direzione
(eccomi qui a scrivere)
5) lo so avevo detto quattro, ma a me piace disobbedire 😉 trova come rendere il compito più facile e divertente
(divido il lavoro in 3 parti: stesura di getto, rilettura e formattazione, pubblicazione. E per premio prendo la bici e vado a bermi un caffè lungomare 😉 )
Ecco che quello che fanno gli altri scompare all’orizzonte, e il tuo lavoro riprende il suo significato.
E allora eccoti riprendere il contatto con il tuo perché, a mantenere le promesse fatte a te stessa, a dare il tuo contributo alla vita e alla realizzazione di altre donne e persone.
L’unica vera sconfitta è ritirarsi dal proprio percorso, è compierlo con poca convinzione, è esitare davanti alle piccole paure, è lasciarsi abbattere dalle scuse, lasciarsi vincere dalle difficoltà.
Perché, come recita il mio adorato anello da cui non mi separo mai,
Realizzare quello che abbiamo dentro può essere facilissimo o difficilissimo, ma è l’unico motivo per cui siamo qui.
(La frase è di Sebastiano Zanolli ed incarna perfettamente il mio pensiero. L’anello è un “pezzo unico” , capolavoro di Valerio Tagliacarne e la sua Ink gioielli )