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L’Equilibrio vita – lavoro non esiste 

L’Equilibrio vita – lavoro non esiste 

La ricerca continua dell’equilibrio porta più stress che benefici.

Ti racconto gli esiti della mia ricerca sul work – life balance.

 

 

equilibrio vita lavoro

 

Da poco ho preparato un intervento per un evento formativo dedicato a imprenditrici e imprenditori incentrato sull’Equilibrio vita-lavoro. Ho fatto perciò delle profonde riflessioni sul tema del Work-life balance, ho letto diversi articoli e guardato svariati speech in cerca di ispirazione, chiedendomi che tipo di contributo volevo dare a questi professionisti, per aiutarli a creare una miglior qualità della vita e del lavoro. Quindi sono arrivata alla mia conclusione.

 

L’equilibrio vita-lavoro non esiste, e ora ti spiego perché

 

Che immagine abbiamo quando pensiamo a una vita in cui questo fatidico equilibrio è raggiunto? Forse immaginiamo una serie di giornate ideali, ben organizzate e con ritmi sostenibili, con le nostre 24 ore equamente suddivise in 8 ore di lavoro, 8 di famiglia e svago e 8 di sonno.

Nelle 8 ore dedicate ai nostri cari e allo svago immaginiamo una sorta di famiglia del mulino bianco, dove ci si sveglia cinguettando, si fa colazione insieme immersi tra sorrisi e sguardi amorevoli, si svolazza felici verso scuola o lavoro. Pilates nella pausa, caffè con le amiche (o birra con gli amici) e una serata idilliaca prima di chiudere gli occhi e dormire profondamente, per svegliarsi rinfrancati e carichi all’alba del nuovo giorno.

 

Chi ha una vita così?

 

Io non conosco nessuno. Ma soprattutto siamo sicure che la suddetta vita sarebbe garanzia di benessere e felicità?

 

Il confine tra vita privata e professionale

Un altro dei motivi per cui credo che inseguire questo “equilibrio” sia una missione impossibile è perché è sempre più difficile distinguere il lavoro dalla vita personale. Prendersi cura dei genitori anziani, occuparsi di un figlio adolescente, andare dal commercialista, accudire bambini piccoli, pagare l’IMU e fare la fila alla Posta, appartengono alla sfera della vita o a quella del lavoro?

E se penso allo smart working mi sembra che le cose siano ancora peggiorate. L’ho citato con il nome che è ormai diventato di uso comune, anche se faremmo meglio a chiamarlo remote working: è semplicemente lavorare da casa e di smart non ha nulla.
Rispondi a una call mentre metti su una lavatrice, controlli le mail mentre segui i figli con i compiti, passi da un’attività all’altra in un infruttuoso multitasking e in una totale commistione di ruoli.

 

E noi pretendiamo di trovare l’equilibrio in tutto questo. Nah.

 Aspirare a un miglior benessere nella nostra vita, però, è sacrosanto.

Ti do una buona notizia: questo è anche possibile. Ecco i miei 4 punti sul tema:

 

1) non ricercare l’equilibrio, ma l’appagamento

 “Stanchi, ma felici”, impegnati su più fronti ma con un senso di scopo: non è forse questo che vorremmo provare alla fine della giornata?

Se ci togliamo l’idea che tutto debba essere bilanciato e in equilibrio, secondo me ci siamo già tolti una bella fonte di stress. L’equilibrio dovrebbe essere il mezzo per un fine, e quel fine è proprio, secondo me, l’appagamento

E non sarà probabilmente un’ora di palestra in più a farci sentire appagati, ma piuttosto renderci conto, e prenderci cura, delle 4 dimensioni principali che caratterizzano il nostro essere umani: abbiamo un corpo, una mente, delle emozioni, e probabilmente un’anima (per quanto mi riguarda non ho dubbi in tal senso).

Per sentirci appagati dovremmo imparare a nutrire e prenderci cura del nostro benessere fisico, mentale, emozionale e spirituale. 

Di questo ho già parlato in altre sedi: me ne occupo in tutti i miei percorsi di coaching e non andrò in dettaglio qui.  Ma puoi semplicemente iniziare a porti questa domanda, e trovare le tue risposte:
cosa posso fare, o smettere di fare, per aumentare il mio benessere in ognuna di queste 4 aree?

A volte la risposta sarà semplicemente “togliere”, alleggerire, dire di no a qualcosa. A volte cambiare strada. Altre, fare piccoli cambiamenti, oppure grandi.

La tua strada verso un maggior appagamento può iniziare proprio ora.

 

2) non è una ricetta universale, ma personale; non è fissa, ma dinamica

Il tipo di appagamento di quando sei studente non è certo lo stesso di quando metti su famiglia, o di quando ti accorgi che il lavoro che stai facendo non ti coinvolge né ti soddisfa più come all’inizio.
È una cosa ovvia, eppure sembriamo dimenticarcene quando finiamo appunto “fuori equilibrio”. Vorremmo che le cose restassero così come le abbiamo impostate.

 

Invece è una domanda da ripetersi spesso, una sorta di tagliando da fare regolarmente. 

 

Spesso avremo la sensazione che “la coperta sia troppo corta”. Beh, ti dò una notizia: lo è! La nostra società corre veloce (verso dove non si sa, ma questo è un altro argomento 😉 ), le informazioni e la tecnologia viaggiano alla velocità della luce e solo per rimanere fermo/a dove sei, ti sarai accorto/a che devi remare sempre più veloce. Sì, a volte può essere estenuante.

Ma se sai che la coperta è troppo corta, ti regolerai di conseguenza: a volte lascerai fuori i piedi, e quando si saranno raffreddati un po’ troppo li coprirai, e lascerai fuori le spalle. 

Se partiamo ben sapendo che le nostre to-do-list saranno sempre troppo lunghe per essere azzerate, possiamo iniziare a trarre soddisfazione dal fatto che stiamo vivendo tenendo in considerazione i nostri valori e i nostri veri bisogni (e non mi riferisco solo a quelli primari). Non punteremo l’attenzione sull’aver “fatto tutto” ma sul fatto che ci sentiremo progredire.

 

Il mondo là fuori ci mette l’asticella sempre più alta, ma a volte non serve saltarla, se non è nel nostro miglior interesse: possiamo mettere su un po’ di musica e passarci sotto, come nel limbo.

In pratica: decidi tu a cosa dare il tuo tempo, la tua attenzione, le tue energie e il tuo investimento emotivo, in ogni momento. Come fare? vai al prossimo punto. 

 

3) la visione di te a 80 anni guida le tue azioni quotidiane

Da un po’ di tempo c’è una novità nella mia vita: ho un nipotino di 5 mesi (di cui sono follemente innamorata). È chiaro che il patchwork della mia vita mi ha richiesto una revisione, perché per me dedicare del tempo a mia figlia e al piccolino è assolutamente una priorità.

 

Sono una nonna relativamente giovane, ancora molto attiva e con una vita personale ricca di attività che amo portare avanti, perciò se voglio esserci nella loro vita, ho bisogno di riprogettare le cose, cambiare qualche abitudine, essere creativa, rompere qualche schema, reinventarmi.

 

Se immagino il mio 80esimo compleanno circondata dall’amore e dalla presenza delle persone che amo, ho da dedicare amore e presenza oggi, a mia volta.

Inoltre, se mi immagino autosufficiente, lucida e in forma, ho da far in modo che la mia settimana preveda momenti di movimento, allenamento, approvvigionamento di cibi quantomeno “decenti”  e qualche attività buona per la mente.

 

Quindi la mia visione guida le mie decisioni quotidiane.

In fondo essere disciplinati significa proprio applicare, nella nostra quotidianità e a piccole dosi, una visione più ampia che ci sta a cuore (e te lo dice la regina delle indisciplinate ribelli). È fattibile, e fonte certa e costante di micro dosi di appagamento.

 

E tu, hai mai pensato a come vorrai festeggiare il tuo 80esimo compleanno, e a come immagini di essere?

 

Certo, il nostro impegno in quella direzione non è garanzia di successo al 100%. Ma se lasci che sia il caso – o gli altri – a decidere, possiamo essere quasi certe/i che il risultato sarà ben distante.

 

 

 

4) fermati, fatti domande e ascolta le risposte che vengono da dentro 

Non puoi sentire le risposte se non ti fermi a farti domande e ad ascoltare ciò che emerge dal tuo interno. Uno dei mali dei nostri tempi è che tentiamo di risolvere tutto con la razionalità, con le informazioni, con gli esperti, i dati e le statistiche. Ma tutto questo ci parla del passato, raccoglie numeri ed esperienze di quel che è stato fino a questo momento. Invece affrontare il presente e il futuro necessita di “dati” che ancora non esistono: ecco perché serve affinare la propria capacità di ascoltare le sensazioni, i bisogni profondi, l’intuizione, i desideri del cuore.

 

Chiediti: 

“Sto vivendo la vita che voglio, o quella che ci si aspetta da me?” 

“Cosa voglio io davvero?”

A volte sarà importante farti aiutare, soprattutto nel farti domande buone e sempre nuove, ma le risposte saranno sempre e solo le tue.

Se crei lo spazio, il tempo e l’apertura, le risposte non tarderanno ad arrivare.


Ha senso cercare l’equilibrio?

Le nostre vite somigliano all’attività di un giocoliere, ed è impossibile pensare di poter tenere le palline per aria in perenne movimento. Ricercare l’appagamento, in modo personale e dinamico, significa sapere perfettamente che spesso una di quelle palline cadrà a terra, ma sapere anche quale lasciar cadere, perché non farà un grande danno, e quale tenere assolutamente in movimento, perché non possiamo permetterci di farla cadere.

Una volta sarà la tua relazione a chiedere un’extra dose della tua attenzione, una volta un’amicizia in crisi, un’altra volta il tuo corpo che ti avrà necessità di una maggior amorevolezza, oppure ci sarà una prospettiva di carriera che ti chiederà un supplemento di tempo ed energia.

 

Ma se conosci i tuoi valori, se hai una visione – anche se non dettagliata – della tua vita a lunga scadenza, se hai chiarezza su ciò che conta per te e quindi hai una direzione (nota che non ho parlato di obbiettivi!), se ciò che fai, pur essendo faticoso a volte, ti dà un senso di scopo, credo che alla fine delle tue giornate e delle tue settimane “non equilibrate” potrai sentire che ne è valso l’impegno. 

 

Insomma, sentirai quel senso di appagamento che tutti noi cerchiamo.

E questo, a parer mio, vale più della chimera dell’equilibrio.

Ottimismo: falsi miti, buone pratiche possibili (e perché ci dovrebbe importare)

Ottimismo: falsi miti, buone pratiche possibili (e perché ci dovrebbe importare)

Se ti chiedo di pensare a un ottimista, come te lo raffiguri?

A volte si tende a pensare, erroneamente, che l’ottimista sia una persona un po’ ingenua, che vede tutto attraverso lenti colorate. Quello che dice “andrà tutto bene” e si limita a sperarlo. Quello che nel vedere il bicchiere mezzo pieno non considera che comunque è anche mezzo vuoto. O quello che precipitando da un grattacielo, ad ogni piano dice “fin qui tutto bene” ma si sta inevitabilmente schiantando a terra. 

Insomma, una specie di fatalista positivo che però non attiva alcun tipo di energia emozionale, mentale o fisica per uscire dalle difficoltà e dar forma al suo destino.

Come hai capito, questa è una rappresentazione sbagliata e non è quella a cui mi riferisco quando dico che l’ottimismo ha molti vantaggi.

Cosa intendo con ottimismo?

Martin Seligman, uno dei padri della Psicologia Positiva, studiando l’incapacità appresa si accorse che alcune persone nelle stesse situazioni non si arrendevano facilmente, e altre ancora non si arrendevano mai. 
Cos’è l’incapacità appresa? Quell’impotenza che si sviluppa quando gli esseri umani, così come gli animali, vengono sottoposti a stimoli stressogeni ai quali non possono sottrarsi e sui quali non possono avere alcun controllo.

Allora volle approfondire gli schemi mentali e le inclinazioni di questi soggetti più resilienti, approdando così a individuare gli stili cognitivi che caratterizzano pessimisti e ottimisti.

Ecco, secondo Seligman, cosa caratterizza un ottimista:

  • È una persona che tende a focalizzarsi sulle possibilità anche in presenza di problemi.
  • Tende a pensare a sé stesso come a una persona in grado di incidere sulle situazioni, di influenzare e guidare le persone, di realizzare e di raggiungere obiettivi.
  • Si vede come parte attiva nei suoi successi, non li ritiene frutto del caso, della fortuna o dell’incapacità altrui.

Inoltre, contrariamente a quanto si crede, l’ottimismo non è una caratteristica innata, ma piuttosto di una disposizione appresa: ovvero si può imparare. 

Ma perché dovremmo farlo?

Molti studi dimostrano che chi è ottimista:

  • Gode di una salute migliore.
  • Vive mediamente più a lungo.
  • Gode di relazioni più soddisfacenti (anche con se stesso).
  • Ha una maggior capacità di realizzarsi e realizzare.

L’ottimista legge i successi come personali, generali e permanenti, frutto del proprio impegno e delle proprie capacità, mentre giudica gli insuccessi come “incidenti di percorso” e interpreta queste circostanze come impermanenti, occasionali e circoscritte.

Pessimisti vs ottimisti

Una persona con un atteggiamento tendenzialmente pessimista nutre forti dubbi sulla possibilità di influenzare la realtà: questo tende ad accrescere il suo senso di impotenza, rassegnazione e autocommiserazione, e crea uno stato vitale scarsamente energetico. 

Al contrario, chi ha un atteggiamento ottimista crede di poter essere l’artefice dei suoi successi: questo gli fa porre l’attenzione su tutti quei dettagli e indizi che possono confermare e rafforzare questa idea. In questo modo rinforza la stima di sé,  le convinzioni potenzianti sulle proprie capacità e la fiducia in generale.

Insomma, è un ciclo virtuoso che si auto-alimenta.

Ed è per questo che imparare ad essere ottimisti è estremamente vantaggioso.

Ecco alcuni passaggi grazie ai quali puoi allenare il tuo ottimismo:

  1. Nota e scegli dove porre l’attenzione, in ogni specifica situazione

    esempio: In una mattinata al lavoro dove molte cose sono andate bene, altre non benissimo, e uscendo la collega Laura, incontrata in corridoio, non ti ha salutata.  La tua attenzione va all’insieme delle cose successe, o a Laura che non ti ha salutata?

    Ogni porzione di realtà e il tempo in cui tratterrai quei pensieri nella tua mente avrà un effetto su di te e sulle tue azioni.

  2. Impara a distinguere il Fatto dall’interpretazione 

    esempio: In una mattinata al lavoro dove molte cose sono andate bene, altre non benissimo, e uscendo la collega Laura, incontrata in corridoio, non ti ha salutata. La tua attenzione va all’insieme delle cose successe, o a Laura che non ti ha salutata?

    Ogni porzione di realtà e il tempo in cui tratterrai quei pensieri nella tua mente avrà un effetto su di te e sulle tue azioni.
    “Laura non mi ha salutata in corridoio” è un fatto.
    Sono invece interpretazioni: “Laura mi odia”, “Ho fatto qualcosa di sbagliato”, “Tutto l’ufficio si sta coalizzando contro di me”, ”Non sono brava/o nelle relazioni” 

  3. Se l’interpretazione continua a pesare, chiediti:

    “Cos’altro potrebbe voler dire?” cioè se proprio devi interpretare, fallo in modo che ti dia delle possibilità, non che te le chiuda.

    esempio: Laura poteva essere sovraccarica, o avere un problema suo, aver ricevuto una brutta notizia o essere in sovrappensiero. Magari le era sembrato che sia stata tu a non salutare lei. 

  4. Impara a farti domande utili, potenzianti, come:

    Cosa posso fare io in questa situazione?
    Cosa voglio fare?
    Come ho già superato situazioni simili o più complesse?
    Di quali risorse dispongo?
    Di quali aiuti potrei disporre?
    Cosa farei, se non mi preoccupassi del risultato?

    Potresti scoprire che vuoi invitare Laura per un caffè e chiederle se va tutto bene, potresti offrirle il tuo aiuto se serve, potresti lasciar andare e domani salutarla per prima/o con un bel sorriso.

    Questo andrebbe a rafforzare le convinzioni sulla tua capacità di iniziativa, proattività, risoluzione, empatia, ecc. 

  5. Agisci coerentemente con le risoluzioni prese e, se non dovesse piacerti ciò che ne risulta, applica di nuovo il ciclo di domande dalla 1 alla 4.

    Se Laura rifiuta il tuo invito distingui il fatto dall’interpretazione, prova a cercare dei significati che aprano la tua mente alle possibilità, chiediti cosa puoi/vuoi fare e così avanti.

My 2 cents sull’ottimismo

Questo breve ciclo di auto-osservazione lo puoi applicare in ogni situazione sfidante o avversa, davanti a un ostacolo o a un rifiuto, quando non vedi possibilità o quando ti cimenti in qualcosa di nuovo.

Ti aiuterà a prendere in mano le situazioni e percepirti come più capace di influenzare le circostanze: sarà un vero allenamento per il tuo ottimismo.

Ci sono molte, moltissime pratiche che puoi fare tue per innalzare la tua baseline, il tuo livello standard di benessere e capacità di affrontare la vita con il giusto ottimismo, e per fortuna il 2 novembre riparte il percorso in 6 settimane Happy Habits.


Puoi venire a fare un assaggio delle pratiche che faremo nel webinar gratuito di mercoledì 27 ottobre.

Puoi prenotarti mandandomi una mail qui

Crea la tua energia

Crea la tua energia

L’energia, così come la felicità, non va cercata fuori di te. Tu sei in grado di crearla: con il giusto livello di consapevolezza puoi fare molto per te stessa. 

Pronta a scoprire la “formula magica dell’energia”? 

Mi dispiace deluderti ma no, non ci sarà nessuna polvere o pozione miracolosa a venire in nostro aiuto e riattivarci miracolosamente. Però c’è moltissimo che puoi fare se diventi consapevole delle preziose informazioni che arrivano da dentro, e se impari a utilizzare quelle stesse informazioni a tuo vantaggio.


Dopo anni di attenzione ed ascolto, ho imparato a riconoscere quali sono le attività quotidiane che mi danno la carica e quali, invece, sono una specie di kryptonite (sono sicura che anche tu ne hai qualcuna). Spesso però non le posso evitare del tutto, e allora serve diventare bravissime a ricaricarci e soprattutto diventare kryptoniteresistenti.

Ti piacerebbe? Seguimi.

Ti presento la TRIADE dell’energia


Le iscritte alla newsletter hanno avuto delle preview approfondite su questo argomento: mattoncino dopo mattoncino, ho parlato loro dei passi da fare per tenere monitorata la nostra energia e smuoverla quando è necessario.
Se vuoi iscriverti anche tu vai qui 🙂 

Inizia dal corpo

Il primo elemento della TRIADE è ciò che fai con il tuo corpo: la postura, come tieni le spalle, quanto è eretta o incurvata la tua schiena, la respirazione, l’espressione del tuo viso. Ma anche dove tieni le mani! Spesso, quando siamo sovrappensiero o in tensione, le nostre mani vanno a titillare qualche parte del viso, a stressare una ciocca di capelli o a combattere con le pellicine… ebbene – a tutto questo corrisponde un certo stato d’animo e generalmente a un’energia piuttosto stagnante. 

Anche l’uso della voce concorre a creare il nostro stato interno e la nostra energia: parlare a voce piena o con la voce di un gattino ha un effetto diverso non solo sugli altri, ma in primis su te stessa.

Siamo un tutt’uno! Non possiamo assumere la stessa identica postura e tutte le altre caratteristiche di quando siamo tristi e sperare di sentirci entusiaste – non funziona così.

Possiamo intervenire: senza snaturarci, senza forzarci, ma portando attenzione e consapevolezza e, se non ci piace quello che si è creato dentro di noi in modo “automatico”, possiamo modificarlo e ci sentiremo subito diversamente.

Dov’è il tuo focus?

ll secondo elemento della TRIADE dell’energia risiede nel nostro focus, dove dirigiamo la nostra attenzione. 

Il tuo cervello, in ogni momento, deve filtrare miliardi di informazioni che  lo bombardano dall’esterno e dall’interno. Deve decidere cosa sia “rilevante” e cosa non lo sia e deve farlo in frazioni di secondi e con il minimo dispendio di energia. Pertanto, fa costantemente 3 operazioni: distorce, generalizza e cancella . In questo modo “tiene” delle informazioni e, necessariamente deve ignorare qualcos’altro. 

Le sue scelte sono buone per la sopravvivenza. Ma lo sono anche per la tua prosperità, felicità, e piena realizzazione? E che effetto hanno sul tuo livello di energia?

Non possiamo lasciare che siano le nostre vecchie programmazioni a decidere, ed è qui che entriamo in ballo noi.

Perciò vorrei che ti fermassi e facessi a te stessa alcune domande. 

Fai qualche respiro profondo e prova a dare una risposta:

  • A cosa do la mia attenzione, prevalentemente o in questo preciso momento?
  • Alle possibilità, o agli ostacoli?
  • Alle soluzioni, o ai problemi?
  • Alla paura di fallire, o al desiderio di creare?
  • A tutte le ragioni per cui potrebbe andare male, o all’unica ragione per cui vale la pena di farlo?
  • A ciò che è importante, o alle mille possibili distrazioni?
  • A quello che mi viene raccontato, o a quello che sento essere vero?
  • Ai difetti del mio/della mia partner, o a tutto ciò che c’è di incredibilmente buono in lui o lei?
  • Ai miei limiti, o alle mie capacità? 

E ancora:

  • Ti concentri sulle cose che puoi controllare, che dipendono da te, oppure su ciò che è fuori dal tuo controllo?
  • Ti concentri su un passato che non c’è più, su un futuro che non esiste ancora, o sul momento presente, dove puoi decidere e agire? 

Mettere l’attenzione su qualcosa, esclude inevitabilmente qualcos’altro – ecco perché è importante scegliere bene quale parte alimentare.

Ciò a cui dedichi la tua attenzione, crea il tuo mondo. 

Puoi vivere in un mondo di ostacoli o in uno di possibilità. Se ti concentri sempre su ciò che manca, è difficile sostenere la tua felicità.

Il linguaggio. Le parole sono importanti.

C’è un terzo elemento, che concorre a creare il tuo stato e il tuo livello di energia: è il linguaggio che utilizzi e i significati che attribuisci a tutto ciò che accade.

Non solo ad alta voce, ma specialmente dentro di te, il linguaggio che usi per descrivere le tue giornate, il modo in cui interpreti le situazioni e i significati che dai a ciò che accade, può rendere la tua vita un inferno o… un luogo di villeggiatura!

Facci caso

Usi parole che ti incoraggiano, ti fanno vedere possibilità, ti fanno sentire bene, ti fanno sentire alla guida della tua vita in ogni momento, oppure usi un linguaggio e una narrazione dove tu sei la vittima, o dove la vita è ingiusta, o dove gli altri sbagliano sempre? Oppure da mattina a sera ti dici “devo” fare questo, “devo” fare quello e  in generale usi un linguaggio che ti toglie potere ed energia?

Il lavoro sul tuo stato e sulla tua energia è un lavoro importantissimo, perché sta alla base delle tue decisioni e di tutti i tuoi comportamenti. In cambio ti richiede solo un po’ di attenzione e di allenamento. Si tratta di un’abitudine che, giorno dopo giorno, entra a far parte della tua routine e crea la tua identità. 

Mi riferisco a quell’identità come la tua “casa emozionale”, ovvero il luogo a cui tendi a tornare dopo un momento particolarmente felice, o particolarmente difficile. Quella “casa” gioca un ruolo fondamentale, spesso ha il controllo della tua vita: è quello che nei miei percorsi chiamo “il punto chiave della felicità”.

Ma ora dimmi

Come ti senti in quella casa? Sei soddisfatta di come stai lì o c’è qualcosa che vorresti cambiare? Se hai bisogno di una mano per “ristrutturarla” sono qui per te, ti invito al mio nuovo percorso in partenza a fine mese: scrivimi per maggiori informazioni!

Un abbraccio,
Gina

Il segreto per far funzionare le relazioni

Il segreto per far funzionare le relazioni

Sono pronta a svelarti tutto ciò che avrei voluto sapere sulle relazioni. Spoiler alert: la comunicazione ha una parte da protagonista in questo.

Il segreto per far funzionare le relazioni

Le relazioni hanno un ruolo fondamentale nella nostra vita. Probabilmente sarai d’accordo con me e, magari, te ne sei accorta/o in questo periodo più che mai.

Relazioni d’amore, di affetto, di amicizia, di lavoro; quelle che scegliamo e quelle che ci capitano: sono in grado di nutrirci, completarci, farci crescere, sfidarci, sostenerci, darci un senso di appartenenza.

E naturalmente tutto questo non può prescindere dalla qualità della relazione che ognuno ha, per tutta la propria esistenza, con se stessa/o.

 

Ma qual è uno degli elementi più importanti per trarre il massimo dalle relazioni della nostra vita? 

 

L’altro giorno, mentre raccoglievo le idee per un webinar sull‘intelligenza comunicativa, riflettevo su quante relazioni della mia vita, in passato, si siano incrinate o semplicemente non siano state appaganti a causa di una non piena capacità – mia, dell’altro o di entrambi – di comunicare in modo sano, autentico, efficace.

Come esseri umani siamo comunicatori nati: fin dai primi momenti di vita sappiamo far capire molto bene a chi ci circonda cosa vogliamo e di cosa abbiamo bisogno, ben prima di imparare ad esprimerci a parole.

Eppure, ad un certo punto, una volta padroni del linguaggio, crediamo sia sufficiente parlare per farsi capire e capirsi, e per ottenere i risultati che ci aspettiamo nelle interazioni con gli altri. Se non addirittura pensiamo che l’altro dovrebbe capirci, dovrebbe sapere cosa fare e cosa evitare, dovrebbe sapere di cosa abbiamo bisogno, cosa ci aspettiamo e, soprattutto, dovrebbe intuirlo e darcelo!

È capitato anche a te, vero, di sbattere contro il fatto che non funziona così? Quanta frustrazione si prova in quei casi…

Ti invito a pensare per un attimo a quali difficoltà hai incontrato o incontri nelle tue relazioni con gli altri, e a quante di quelle difficoltà si possano ricondurre a una mancanza di “educazione” ad una comunicazione assertiva, autentica, efficace: insomma una comunicazione che lasci le persone arricchite, anche quando in disaccordo, e la relazione nutrita.

Apprendiamo a comunicare in modo inconscio, fin da piccoli, assorbendo gli schemi comunicativi a cui siamo esposti ( e se penso agli schemi comunicativi che si possono apprendere mediamente in  tv non so se mettermi a piangere o disdire ogni forma di abbonamento 😉

 

Torno indietro con la mente e ti parlo di me

 

Se penso alla mia famiglia d’origine,  la gentilezza e il rispetto reciproco si respiravano nell’aria, ma non c’era l’abitudine a parlare di come ci si sentiva, ad esprimere le proprie emozioni e tantomeno a manifestarle apertamente. E questo ha avuto delle conseguenze.

Da ragazza mi sono trovata a mentire per poter godere di alcune libertà che non mi erano concesse, mi sono trovata a marinare la scuola perché non avevo il coraggio di esprimere il mio malessere e le mie difficoltà, mi sono trovata quindi  a “deludere” qualcuno con i miei comportamenti.

E poi, soprattutto, nessuno di noi è stato capace di esprimere la propria paura, la rabbia, il dolore, la speranza, lo smarrimento quando mia mamma si è ammalata, quando si è aggravata, quando soffriva, quando non ce l’ha fatta.

Ma forse ancor più grave, non siamo riusciti ad esprimere apertamente l’amore, la gratitudine per averla avuta e per averla, in ogni momento in cui c’era ancora, e non abbiamo avuto la capacità di ricordare insieme tutti i momenti belli, le gioie, i momenti buffi – la vita che avevamo avuto e che ancora avevamo insieme.

Sono grata anche a questo, perché mi ha permesso di essere ciò che sono

Forse è proprio per questo che il tema delle relazioni umane mi sta così a cuore. Ed è sempre grazie a questo che credo indispensabile dedicare cura e attenzione a ogni interazione umana, specie a quelle più significative, insieme alla nostra volontà di allenarci a comunicare, che significa proprio “mettere in comune” il mio mondo con il tuo.

Comunicare quindi non significa solo “parlare”, tantomeno aspettarsi che gli altri leggano nel pensiero i nostri bisogni e le nostre richieste. È un atto molto più complesso e profondo, ma che possiamo imparare.

 

Un webinar con qualche spunto per migliorare la comunicazione nelle relazioni

 

Se il tema ti  vuoi puoi accedere al webinar che ho tenuto qualche giorno fa  insieme all’amico Claudio Valeri sul gruppo Accademia del Valore: è una chiacchierata leggera, senza la pretesa di risolvere i problemi del mondo 😉 ma potrai individuare alcuni tra i più diffusi errori nella comunicazione interpersonale e alcune chiavi per fare meglio – al lavoro e nella vita.

 

Sarei davvero curiosa di sapere cosa hai riconosciuto di te:

  • cosa inconsapevolmente fai che inficia la tua comunicazione con gli altri?
  • cosa invece fai già bene?
  • e cosa potresti fare, per favorirla ulteriormente? 

 

Eccoti il link al webinar gratuito (se vuoi saltare sigla e intro, vai al minuto 5.30).

 

Un 2021 su misura per te: crea il tuo anno

Un 2021 su misura per te: crea il tuo anno

2021: Com’è che si dice? Anno nuovo vita nuova? Vediamo, intanto, di lavorare in modo che questo nuovo anno sia più felice e libero. Ti capita di pianificare minuto per minuto, per essere “sul pezzo” nel lavoro e nei tuoi vari “doveri” ma poi, nonostante porti a termine i tuoi obiettivi ti senti insoddisfatta, lontana da te o troppo stanca? Forse perché ti sei dimenticata di prenderti a cuore la persona più importante di tutte.

 

Nel 2021 metti TE STESSA al centro

Ricordati che il tuo piacere, la cura di te, il tuo benessere e il tuo divertimento sono fondamentali, per continuare a vivere la vita sentendo quel pizzico di magia che hai sempre voluto. Il mio percorso è nato per rispondere a queste esigenze.

 

Una nuova pianifiCREAzione

Esatto, hai letto molto bene. Qui non andiamo a pianificare l’anno e a lavorare solo agli obiettivi, con un rigore da accademia militare. E sai perché? Perché non basta spuntare la to-do-list per vivere un 2021 felice.

 La vita è molto di più che raggiungere obiettivi.

Esempi felici 

Infatti, se ti guardi bene attorno vedrai che le persone più soddisfatte della propria vita sono quelle sono riuscite a coniugare una buona organizzazione a delle abitudini che garantiscano loro benessere, tempo per creare, tempo per godersi la vita. Occore trovare un bilanciamento più che soddisfacente tra dovere e piacere.

 

Che ne diresti di creare un anno in cui tu sei al primo posto?

Non parliamo solo del tuo lavoro e della carriera, ma andiamo a lavorare a 360° su ogni aspetto che potrebbe rendere la tua vita più felice e bella. Ti aiuterò soprattutto ad ascoltare i tuoi desideri, ascoltare i tuoi bisogni e prendertene cura ogni giorno, a micro-dosi assolutamente sostenibili e conciliabili con la tua busy life. Creerai così una base solida, che non possa essere “travolta” da nessun cambiamento proveniente dall’esterno (così non ci faremo travolgere dagli eventi come è successo nel 2020). 

 

Cosa ti porti a casa dal percorso?

Con CREA IL TUO 2021 avrai chiari i criteri per compiere scelte che ti portino più felicità, avrai mappato la direzione che vuoi dare al tuo anno, e avrai individuato le abitudini con cui creerai tutto questo. Costruiremo insieme una struttura invisibile che ti garantirà un nuovo livello di soddisfazione, avanzando senza fare sforzo e senza perdere di vista te stessa. Ti sentirai di nuovo protagonista di tutta la tua vita e supererai gli ostacoli e le difficoltà in modo più fluido e restando solida dentro.

Crea il tuo 2021

Come funziona il corso?

Dopo circa 10 anni di esperienza in questo percorso, ho affinato sempre più il metodo e ho messo a a punto per te una nuova formula ancora più efficace.

Si tratta di un percorso intensivo online / live che prevede 2 incontri di gruppo in presenza su Zoom e 3 sessioni di lavoro che svolgerai autonomamente a casa sotto la mia guida in video.

Riceverai il workbook dedicato, il prezioso strumento che ti sarà utile per monitorare i tuoi progressi durante l’anno.

Un 2021 su misura per te

CREA IL TUO 2021, il programma del corso

  1. Sabato 9 gennaio 10.00 – 12.30 WEBINAR LIVE: individuazione dei successi, reality check e nuove consapevolezze.
  2. Durante la settimana riceverai 3 VIDEO LEZIONI che potrai eseguire da casa. Sono fondamentali per il percorso.
  3. Sabato 16 gennaio 10.00 – 11.30 WEBINAR LIVE: strumenti per nuove visioni, abitudini e partenze.

Il prezzo che ti ho riservato è di 120€ (10€ per ogni mese dell’anno).

Ogni tuo progetto, risultato, obiettivo ha un denominatore comune: TU.

Riprenditi cura di te e tutto il resto non potrà che prosperare.


Lavoriamo insieme alla pianifiCREAzione del tuo 2021: prenota la tua partecipazione!

Se hai bisogno di ulteriori informazioni, scrivimi qui…

Cosa possiamo imparare da questo anno difficile?

Cosa possiamo imparare da questo anno difficile?

Un anno, questo, che ci ha messo tutti alla prova, e non ha finto di sfidarci, nemmeno per le feste.

Stiamo per trascorrere un Natale sotto tono, che per molti sarà lontano dai propri cari, o sarà accompagnato dalla preoccupazione che incontrarsi e scambiarsi affetto e abbracci possa mettere a rischio la salute di chi amiamo.

Ho appena saputo che probabilmente non festeggerò con mio padre e la sua famiglia, perché in una riunione familiare non si sentirebbero del tutto sereni. Lo comprendo, ma il dispiacere comunque è grande, perché la Vigilia di Natale, da sempre, è stata insieme.

Ma questa è solo la ciliegina sulla torta, su una torta che ognuno di noi avrebbe fatto volentieri a meno di mangiare.

Nei mesi passati abbiamo infatti vissuto ogni tipo di emozione: disorientamento, paura, rabbia, ci siamo sentiti costretti e privati della nostra libertà, confusi dalle informazioni discordanti, sopraffatti dalle disposizioni e dai provvedimenti, impotenti davanti a chiusure e distanziamenti, indignati per i danni economici, addolorati per non poter dare un degno saluto a chi ci lasciava, preoccupati per i nostri anziani e per il futuro nostro e dei nostri figli.

Siamo stati messi alla prova, e lo siamo tuttora.

Ma… c’è un ma.

Quest’anno ha portato anche dei doni. Ben nascosti, ma ci sono stati 😉

Mi piacerebbe quindi che ci focalizzassimo insieme su quello che di buono questo anno ci ha lasciato, vorrei facessimo questo esercizio di stanare il bene anche dove, ad uno sguardo superficiale, sarebbe difficile vederlo.

Pronta? Pronto?

È STATO UN ANNO ESSENZIALE


Una delle cose di cui mi sono resa conto è che non abbiamo bisogno di molte cose, soprattutto in termini di capi d’abbigliamento, ma anche di oggetti in generale. Io ero già piuttosto “essenziale”, e sono stata bene anche con meno.

Certo, in questo periodo è più facile perché le occasioni sociali sono decisamente ridotte, ma potrebbe essere il “La” per continuare ad essere più attenti alla sostanza che alla forma, più padroni delle nostre scelte e meno proni ai bisogni indotti dai paragoni e dalla pubblicità.

UN ANNO DI COSE SEMPLICI


Ho imparato a dare un valore ancora più grande a cose semplici come una passeggiata all’aria aperta, una cena con una coppia di amici, una videochiamata mentre preparo la cena.

Nella mia vita non avrei mai pensato, infatti, che potesse mancarci una libertà così basilare come quella di uscire di casa, passeggiare, incontrarsi. Ogni volta che diamo qualcosa per “scontata” forse non la stiamo davvero apprezzando per quanto vale.

UN ANNO DI DOMANDE


Ho osservato che molte delle cose che facevamo “prima” non erano così importanti ai fini del nostro benessere (anche se non vedo l’ora di poter fare un viaggio in qualche luogo dove la Natura è selvaggia).

Questo periodo ci ha permesso forse di farci quelle domande importanti, quelle che non si ha mai tempo per porsi e che possono portarci a fare scelte diverse rispetto alle abitudini e ai comportamenti che chissà quando avevamo adottato: un’ottima opportunità per ridefinire chi siamo, cosa ci fa stare bene, cosa vogliamo, e cosa non vogliamo più.

UN ANNO DI ALLEANZE


Ho avuto più occasioni di “alleanze” con amiche e colleghe, più desiderio di unione e di creare cose insieme.

Forse perché i momenti difficili accomunano. Ma in realtà credo che questo “fare meno”, questo essere meno affaccendate, ci ha dato più modo di ascoltare la nostra voce interiore, i nostri desideri e le nostre intuizioni.

UN ANNO DI SEMPLICI ATTIMI


Ho imparato ad apprezzare un caffè bevuto per strada in un bicchierino di carta. Una cena semplice fatta in casa con le amiche.Ho dato maggior presenza e attenzione a ogni momento passato con le persone a me care.

Forse eravamo un po’ “viziati” (io un po’ lo sono. Sicuramente per quanto riguarda il caffè 😉 ).Ma questo periodo di privazioni, forse il primo della vita per molti di noi, ci ha offerto la possibilità di spostare il focus, di diventare delle campionesse e dei campioni dell’apprezzamento, di vivere il momento presente senza correre avanti in quel che verrà dopo e senza fare paragoni con il passato, e senza confrontare con un ideale che, per lo meno ora, non era attuabile.

UN ANNO DI CONSAPEVOLEZZA


Ho visto e compreso ad un livello più profondo quanto sia importante sospendere il giudizio verso chi ha paure o idee diverse dalle proprie, e quanto sia cruciale esprimere il proprio pensiero senza creare ulteriore divisione. 

Questo non è sempre facile lo ammetto, sebbene la direzione sia chiara. Ma quello che abbiamo visto – e che qui non voglio ripetere- è stata la creazione di due fazioni, il reciproco screditamento della parte opposta a colpi di epiteti ed etichette arbitrarie, la mancanza totale di ascolto di ciò che l’altro sostiene, delle sue parole, ma soprattutto delle sue preoccupazioni, delle sue paure. Opporsi rinforza questo meccanismo, e io ho compreso che non voglio partecipare, non voglio seminare dualità e discordia, neanche ad un livello energetico, perché questa divisione non ci fa gioco, fa solo gioco a un sistema che ha le sue ragioni di esistere, ma che non sono le nostre. Come ci ricorda l’antica saggezza dei nativi americani: “Nessun albero ha rami così stupidi da litigare tra loro.”

UN ANNO DI RITOCCHI MAGICI


Ho imparato ad aggiungere un doppio pizzico di magia al quotidiano, quando rischiava di diventare troppo prevedibile. 

Non ho mai amato la parola “accontentarsi”, perché mi rimanda l’idea di rinuncia, di rassegnarsi a situazioni e cose che non ci appagano o non fanno per noi, quasi non avessimo diritto a desiderare altro. Amo però l’idea di “farci contenti” come apprezzamento e “impreziosimento” di ciò che c’è, di quello che abbiamo, di quello che è possibile. Sì quindi alla creatività che ci sospinge nel dar vita a nuove modalità e situazioni, nonostante i limiti del momento.

E quindi?

Sappiamo tutti quante cose ci sono mancate e ancora ci mancano, e siamo tutti concordi nell’auspicarci di riacquisire la nostra spensieratezza e soprattutto una maggiore libertà. 

Ma da ogni situazione possiamo uscire più forti e capaci se riusciamo a focalizzarci sul “pieno”, prima che sul “vuoto”.

Accorgersi, essere consapevoli, apprezzare, sono passaggi importanti a questo scopo.

Ti invito a fare lo stesso, prima a livello generale, e poi a livello personale.

Registrare i tuoi successi personali, le soddisfazioni, l’impegno, è un passaggio cruciale per chiudere bene l’anno in corso ed affacciarsi con lucidità, fiducia ed un pizzico di magia all’anno nuovo. È questo infatti il primo passo di ogni processo di pianificazione, o meglio creazione, dell’anno che verrà.

Perciò prenditi il tempo per apprezzare, per diventare consapevole di ciò che è nascosto, per “registrare” a livello profondo i tuoi successi (non necessariamente in termini di esito, ma anche in termini di impegno, attenzione, cura che hai messo in ciò che hai fatto).

Non ci è mai dato di sapere come saranno le cose là fuori.

Ma in ogni momento abbiamo l’estrema libertà di scegliere come vogliamo sentirci, e di rispondere agli eventi come veri “capitani della nostra nave”.

E con questa scorta di beni nella stiva, sapremo certamente navigare bene anche se ci sarà qualche tempesta.

Sei riuscita a fare la tua lista delle cose positive dell’anno? 

Raccontami quello che hai scoperto nei commenti qui sotto, oppure mandami un messaggio su Instagram se non sei riuscita a trovare “niente”, sarei felice di aiutarti!

Un abbraccio,
Gina