fbpx

Torneremo mai come prima? Forse, io credo che potremmo “tornare” ancora meglio di prima: inizia allenando la tua felicità.

Ciao

prima che inizi la lettura, ho una piccola richiesta da farti.

Solo prova, poi mi dirai.

Chiudi gli occhi un attimo e fai un respiro profondo.

Prenditi il tempo.

Per essere qui, un paio di minuti.

Per essere presente.

Respira, lentamente, 3 volte. 

Ascoltati.

Magari abbozza un sorriso 😉

E poi riapri gli occhi.

Siamo ancora abituati a correre, a saltellare di qua e di là. Magari virtualmente – se fisicamente non si può. 

E se provassimo a rallentare davvero?

Stiamo vivendo qualcosa di mai visto prima, di mai vissuto.

Uno scenario che al massimo era stato immaginato in alcuni film e romanzi che ci sembravano apocalittici e così lontani da noi. “Non a noi, non in questa vita” abbiamo pensato.

E invece sta accadendo.

Ma la mia attenzione, la mia domanda principale è “Cosa ci porterà fuori da qui? E cosa potrà sostenerci, nel tempo?”

Certamente le cose non potranno riprendere come prima, e servirà aver coltivato delle caratteristiche di forza e flessibilità, di centratura e di interconnessione, di responsabilità personale e globale.

Sarà difficile? Per molti sì. Ma possiamo usare questo tempo per crescere e trasformarci, per renderci pronti a immaginare e creare un futuro davvero migliore.

Cosa ci sosterrà, cosa ci ostacolerà.

È stato incoraggiante vedere la grande solidarietà che ci ha animati tutti nei primi giorni di questa grande crisi. “We are all in this together” – siamo tutti insieme in questa situazione.

Ma poi una gran parte delle persone ha virato verso la paura, la rabbia, il giudizio, la separazione.

Ancora.

Di nuovo.

Tutto questo non genera felicità

E se questi sentimenti sono del tutto comprensibili in questo momento, quello che è ingiustificabile è l’utilizzo che ne facciamo.

Ho letto mature (e stimate) professioniste lanciare accuse sui social contro “gli anziani” che escono tutti i giorni per comprare solo il minimo e bloccano la fila al banco salumi a chi invece deve fare scorta per la settimana.

Chi invece inveisce proprio contro chi, dovendo fare la scorta per tutta la settimana, si trattiene troppo a lungo al supermercato.

Gente che urla dalla finestra “stai a casa!” vedendo un uomo camminare, senza sapere niente di quel qualcuno (che magari è costretto ad andare al lavoro).

Chi, vedendo dei ragazzini (tutti fratelli e abitanti sotto lo stesso tetto) uscire due minuti a sfogarsi correndo davanti casa, scatta loro una foto minacciando di farne chissà cosa.

Chi, eleggendosi a un giustiziere, punisce con un gavettone gelato una passante, non sapendo di colpire un’infermiera alla fine di un estenuante turno in ospedale.

Chi maledice i benefici dei lavoratori dipendenti, chi il bonus indennità delle partite iva.
(Tutte storie vere!)

Persone nelle stesse difficoltà che si giudicano, si criticano, si minacciano a vicenda.

Come i capponi di Renzo, un’altra volta (ricordi i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni?).

Come se si cercasse sempre “fuori” la causa del nostro malessere, o dei problemi che viviamo.

E se questo ha senso a volte, non può certo essere un modus vivendi. Non più.

Questo non porta felicità. Se continuiamo così, non avremo capito niente. Avremo perso un’altra occasione.

Cosa vogliamo creare?

E quali ingredienti vogliamo mettere nell’impasto?

Perché, sarai d’accordo con me, con gli ingredienti di prima il risultato non è uscito un granché.

Su cosa vogliamo concentrarci? Di cosa ci vogliamo occupare?

Ci è stata offerta, anche se a un prezzo sicuramente alto, la preziosa possibilità di avere tempo, quel tempo che tutti bramavamo, reclamavamo – la cui mancanza era ritenuta responsabile di tutte le cose che non riuscivamo a fare per noi, dei libri che non riuscivamo a leggere, degli argomenti che non riuscivamo a studiare.

Ma anche solo il tempo per pensare, fare “pulizie”, fare scelte, ascoltarsi, fare chiarezza. Essere.

E magari lavorare a quelle fondamenta, a quel nucleo centrale che, se riconosciuto e allenato, sa offrirci la stabilità necessaria quando vengono a mancare i riferimenti.

Ecco, credo che rinforzare quel nucleo sia la cosa principale da fare, ora, per salvaguardare il nostro equilibrio e a nostra centratura, per recuperare quella guida interiore così indispensabile quando la rotta che avevamo tracciato non è più praticabile e non abbiamo ancora gli elementi per tracciarne una nuova.

O forse per lungo tempo ci sarà chiesto di navigare a vista.

A volte penso che tutto quello che ho fatto nella vita sia stato una preparazione a questo.

E forse è lo stesso anche per te.

Siamo chiamati a vibrare alto, a far brillare la nostra luce e accendere e rinforzare quella luce negli altri.

A lavorare sia sull’aspetto “verticale”, ovvero sulla nostra evoluzione e connessione con una dimensione più alta, qualsiasi cosa significhi per te, che sul piano “orizzontale” – ovvero sulle cose pratiche e concrete da fare.

E, tra le une e le altre, c’è una sinergia.

Perché davvero “we are all in this together” – e ce la faremo solo se ci tratteremo in un certo modo – con gentilezza, con amore, ma anche con la forza e la determinazione di chi sa di poter e voler fare la sua parte- verso noi stessi, verso gli altri, verso il pianeta.

E questo richiede consapevolezza, discernimento, chiarezza d’intenti. E sicuramente lavorare, almeno un po’, per costruire quel luogo intoccabile dentro di noi.

Quel centro nel quale ogni cosa nuova può germogliare e che, grazie a te, può prendere vita e forma concretamente nella realtà.

Le pratiche della felicità

Per aiutarti ad “allenare” quel nucleo, ho creato il percorso online, completamente gratuito, a cui ti invito a partecipare.  Le Pratiche della Felicità, ogni Martedì alle 18.30 fino alla fine di aprile.

Se vuoi avere un’idea dei principi su cui si basa puoi leggere questo mio articolo.

Iscriviti alla mia Newsletter per ricevere tutte le comunicazioni in merito (se sei già iscritta/o – vai a leggere la mia ultima mail 😉 ).